Yangon - Bagan - Monywa - Mandalay - Lago Inle - Grotte di Pindaya - Loikaw - Kyaiktyio - Hpa-An
Cultura
Volo di linea per Yangon.
Partenza dall’Italia o da altre città europee/internazionali (da verificare).
Arrivo a Yangon, accoglienza in aeroporto e arrivo in hotel per qualche ora di relax e pranzo libero.
Nel pomeriggio, visita della città, che include anche il gigantesco Buddha sdraiato (Chaukhtatgy), lungo 70 metri, e la splendida Pagoda Shwedagon.
La giornata si conclude con la cena di benvenuto in un ristorante per iniziare a scoprire l’ottima cucina birmana. Pernottamento in hotel.
Yangon è una delle più affascinanti città asiatiche, un mosaico multiculturale (6 milioni di abitanti) dove diversi gruppi etnici birmani e numerose comunità provenienti da tutta l'Asia convivono pacificamente.
Venne fondata nel 1755 e fino al 2006 è stata la capitale del Paese. È comunque rimasta uno dei centri commerciali più importanti, in quanto la maggioranza degli scambi commerciali passa attraverso il porto di Thilawa, il più grande e trafficato della Birmania.
L’atmosfera della città è unica: il caos “ordinato” dei tanti mercati, il colore porpora delle tonache dei monaci, l’onnipresente profumo di riso e fiori che pervade ogni luogo della città vecchia…
Si è immersi in una miriade di piccole pagode, templi, reliquiari e statue che fanno da cornice al possente stupa centrale che si innalza per quasi cento metri, interamente ricoperto da lamine d’oro e impreziosito da gemme e diamanti sulla sommità .
La Shwedagon è “la pagoda dei sacri capelli vivi”, in quanto contiene otto capelli donati dal Buddha durante la sua vita terrena. Sulla sua sommità si trova cono dorato di quasi 100 metri d’altezza visibile da tutta la città, coperto da due tonnellate d’oro e pietre preziose.
Al mattino presto, breve volo per Bagan. All’arrivo, visita ad alcuni dei templi e delle pagode più importanti e scenografici dell’imponente sito archeologico. Pranzo in un ristorante tipico.
Nel pomeriggio, visita del villaggio di Minnanthu e a seguire escursione in barca sul fiume Irrawaddy per ammirare gli splendidi tramonti. Cena e pernottamento in hotel.
Verso la metà dell'XI secolo, Bagan - sotto il re Anawrahta (1044-1077) - divenne un regno unico iniziando la sua età dell’oro, dove la cultura Mon, e soprattutto la sua forma di Buddhismo Theravada, esercitò un'influenza dominante per quasi due secoli.
Il re divenne un convinto sostenitore delle idee e delle pratiche Theravada, iniziando un programma di grandi costruzioni a sostegno della nuova religione.
Dal regno di Anawrahta, fino alla conquista da parte delle forze di Kublai Khan nel 1287, la zona è stata il centro vibrante di una frenetica architettura religiosa: gli storici indicano che nella sconfinata piana vennero state edificate più di 13000 tra templi, pagode e altri edifici religiosi.
Immerso nelle affascinanti campagne rurali tipiche della Birmania centrale, sorge il caratteristico villaggio di Minnanthu, con strutture sacre caratterizzate da splendide pitture murali, per una immersione nella complessa simbologia buddista.
Prosegue la visita di Bagan, che prevede anche una sosta al colorato e caotico mercato locale di Nyaung-oo, e la visita della splendida Shwezigon Pagoda. Pranzo in ristorante locale sul fiume.
Nel pomeriggio si raggiungono i templi di Ananda e Manuha, prima di una sosta presso un laboratorio artigianale di preziose lacche tipiche della regione.
Non può mancare il giro in calesse nel sito archeologico, per concludere con un indimenticabile tramonto panoramico, uno dei più affascinanti del sud-est asiatico, con le pagode che assumono sfumature incredibili.
Cena in ristorante tipico con musiche e danze tradizionali. Pernottamento in hotel.
Il colorato mercato di Nyaung-oo, molto animato nelle prime ore della giornata, un’occasione unica per approfondire le tradizioni e la cultura locale. Nelle sue vicinanze si trova la splendida Shwezigon Pagoda, il cui stupa a forma di campana è diventato nei secoli un modello architettonico per l’intero paese e per l’architettura buddista in generale.
Il tempio di Ananda è uno dei più venerati del paese, con la sua particolare forma della cupola, e quello di Manuha uno dei più antichi del sito, importante testimonianza dell’architettura Mon, con tre imponenti statue del Buddha seduto e una disteso.
La Piana delle pagode è uno dei siti archeologici più importanti e belli dell’Asia (dal 2002 Patrimonio UNESCO), fatto edificare dal Re Anawrahta dopo la sua conversione al Buddhismo: si contavano più di 13.000 edifici tra templi, pagode e altre strutture religiose, dei quali ne rimangono circa 2000.
Dopo una breve sosta presso il Campo degli Elefanti - creato per preservare alcuni esemplari di questi meravigliosi animali dallo sfruttamento - e una fermata al mercato di Pakokku, si raggiunge Monywa.
È un gioiello ancora poco frequentato dal turismo di massa e proprio per questo, un’ottima opportunità per scoprire, oltre ai bellissimi siti presenti, anche gli stili di vita tradizionali birmani ancora non contaminati dal turismo.
Pranzo in ristorante locale. A seguire visita del bellissimo sito archeologico di Po Win Daung. Cena e pernottamento in hotel.
Attraversando i fiumi Irrawaddy e Chindwin su lunghi e moderni ponti, Inizia l’avventura nel Myanmar più genuino e misterioso.
Splendidi paesaggi birmani disegnati da coltivazioni, villaggi e scene di vita rurale, conducono a Po Win Daung, una località spettacolare.
Si tratta di uno straordinario complesso di più di 900 caverne scavate nelle colline, che contengono molte statue di Buddha e affreschi ben preservati, con numerosi Jataka (simboli geometrici religiosi che raffigurano storie del Buddha), risalenti al XIV o XVIII secolo.
Alcuni studiosi li hanno indicati come la più ricca collezione di dipinti murali di tutto il Sud-Est asiatico, ma la sua storia è ancora misteriosa.
Dopo aver visitato la pagoda di Thambodday e le grandi statue del Buddha di Monywa, si parte per Mandalay (3 ore circa); pranzo in ristorante tipico lungo il percorso. All’arrivo, visita di Mandalay, con l’imperdibile monastero di Shwenandaw e la Kuthodaw Paya.
Se il tempo rimasto lo consentirà, sarà possibile salire sulla collina di Mandalay per ammirare uno splendido tramonto sulla città (la collina chiude alle 18:00).
Check-in in hotel, relax, cena e pernottamento in hotel.
Monywa è piccolo gioiello ancora poco frequentato dal turismo di massa, con alcuni luoghi particolari: la pagoda di Thambodday, dove sono state censite più di 500.000 raffigurazioni del Buddha, e due gigantesche statue del Buddha di Bodhi Tatung, uno in posizione eretta alto 116 m e l’altro reclinato di “soli” 95 m.
A Mandalay c’è il famoso monastero di Shwenandaw, caratterizzato dai preziosi intarsi in legno, un meraviglioso esempio di arte tradizionale birmana, unico superstite del magnifico palazzo reale interamente distrutto durante la seconda guerra mondiale
La Kuthodaw Paya è la grande pagoda fatta edificare nel 1857 per il grande sinodo buddhista voluto dal Re Mingun, per stabilire il canone definitivo dei 15 libri sacri che da millenni tramandano gli insegnamenti del Buddha.
Il testo fu scolpito in lingua Pali su 729 lastre di marmo alcune delle quali sono ancora esposte nel monumento.
Partenza per Amarapura con sosta al grande monastero di Mahagandayon e passeggiata sul ponte di UBein.
Dopo una sosta al mercato e alla pagoda Mahamuni, pranzo in una ristorante tipico.
Con un battello locale inizia la navigazione del Fiume Irawaddy, in direzione Mingun, l’antica città reale con l’incompleta ma incantevole Mingun Paya e la splendida pagoda di Mya Thein.
Rientro a Mandalay per la cena in ristorante locale. Pernottamento in hotel.
Amarapura è l’altra antica capitale, con il monastero di Mahagandayon dove si assiste alla processione e al silenzioso pasto comunitario di circa 1000 monaci residenti e il famoso ponte di UBein, il più lungo ponte in legno al mondo, dove è spesso possibile incontrare i monaci e gli abitanti locali a passeggiare in un’atmosfera carica di serenità.
L'importante pagoda Mahamuni racchiude la grande statua del Buddha seduto proveniente dall'Arakhan, ricoperta di sfoglie d'oro votive.
Mingun, l’antica città reale, con l’enorme Mingun Paya o Patho Tawgyi, costruzione voluta dal Re Bodawpaya, ma rimasta incompiuta alla sua morte con un’altezza di 49 m (ben lontana dai 150 metri del progetto originale che ne avrebbe fatto la più alta pagoda al mondo).
Sempre a Mingun, si può ammirare la pagoda di Mya Thein, con la sua particolare architettura strutturata su 7 diversi livelli a rappresentare le catene montuose che circondano il Monte Meru, fulcro del complesso universo della cosmologia buddhista.
Dopo un breve volo da Mandalay a Heho, nello stato Shan, si raggiunge il Lago Inle in circa un’ora, attraversando percorso panoramico attraverso le colline che circondano il grande lago.
Qui ci si imbarca su motolance per iniziare a esplorare il lago. Pranzo in un ristorante tipico, affacciato sulle sue accoglienti sponde.
Nel pomeriggio, la visita continua con sosta al monastero Nga Pha Kyaung e all'enorme pagoda di Phaung Daw U.
Cena e pernottamento in hotel sul lago.
Il Lago Inle è uno specchio d’acqua limpidissima e poco profonda, lungo circa 20 km e largo nel punto più ampio 10 km.
Lungo le sponde del lago vivono circa 80.000 abitanti di etnia Intha che vuol dire “Figli dell’Acqua”, difatti è qui che abitano, lavorano, studiano e pregano.
È emozionante scoprire lo stile di vita e le tradizioni dei pescatori che remano con la gamba e pescano con una speciale nassa conica; i giardini galleggianti costruiti con fango e giacinti d’acqua e i villaggi degli Intha, alcuni dei quali famosi per l’ottimo artigianato tessile.
Il lago ha ancora tanto da offrire: il monastero di Nga Pha Kyaung, una volta famoso per i gatti addestrati dai monaci, e la gigantesca pagoda Phaung Daw U, la più importante e venerata della regione.
Partenza in motolance per la visita delle pagode sulle splendide colline di Inthein.
Dopo essere tornati al pontile attraversando una foresta di bambù, pranzo in ristorante locale o presto abitazione privata, per sperimentare l’ottima cucina tradizionale birmana.
Partenza per Pindaya e visita delle famose grotte Buddiste. Rientro a Inle per la cena e pernottamento in hotel.
Le misteriose e incantevoli colline di Inthein sono situate in un braccio secondario del lago, particolarmente suggestivo per la presenza di più di 1000 pagode e stupa di ogni dimensione che circondano un antico monastero. Un luogo ricco di fascino e dall’atmosfera carica di pace e serenità.
Pindaya è famosa per le grotte buddhiste dove nei secoli sono state lasciate più di 9000 statue del Buddha di ogni tipologia e dimensioni, disposte nell’intricato dedalo di camere e corridoi tra le stravaganti formazioni rocciose.
Un luogo sacro per i buddhisti, caratterizzato da un’atmosfera unica anche grazie all’illuminazione data da migliaia di candele.
Partenza dall’hotel verso la parte estrema e poco visitata del lago, con interessanti templi poco frequentati come quelli di Sagar e le pagode nel villaggio di Tar-khaung.
A seguire si raggiunge Pekon, abitato dal gruppo etnico Padaung, quindi in circa 2 ore arrivo a Loikaw: sistemazione in hotel, cena e pernottamento.
La valle intorno a Sagar è coltivata e vi si trova anche una piccola fabbrica per ricavare alcool dal riso. Le popolazioni qui sono principalmente Shan, Pao, Inthas e Danus.
Giornata dedicata all visita dei villaggi locali di etnia Kayah e Padaung, alla scoperta delle interessanti usanze e dello stile di vita locale.
Per chi vuole: sosta presso il progetto della ONLUS “Una Mano per i Bambini”.
Pranzo e cena in ristoranti tipici.
La zona intorno a Loikaw, ora visitabile senza alcun problema, è stata chiusa per diversi anni al turismo a causa di conflitti con il regime militare, un’area ancora poco contaminata dal turismo dove è ancora possibile scoprire le tradizioni più vere di queste popolazioni.
I Kayah, sono una etnia della popolazione Karen di lingua tibeto-birmana, mentre i famosi Padaung sono conosciuti per le “donne dal collo lungo” in riferimento all’antica usanza di portare anelli d’ottone intorno al collo per assecondare il sofisticato canone estetico della tradizione locale. Un’esperienza totalmente differente da quella che si può trovare nella vicina Thailandia, infatti qui i villaggi tradizionali hanno mantenuto inalterate le proprie antichissime tradizioni e non sono stati ricostruiti a scopi turistici.
Le case sono su palafitte con l’immancabile tempio dedicato ai Nat, un culto antichissimo nel quale centinaia di spiriti sono venerati dalle popolazioni locali.
La ONLUS “Una Mano per i Bambini” è una piccola scuola, realizzata con donazioni degli italiani. Si trova nel villaggio di Su Paung. Accanto alla scuola, si trova anche la clinica. Il progetto aiuta circa 1.800 bambini, studenti delle scuole materne ed elementari.
Volo per Yangon e proseguimento con mezzo privato fino a Kyaiktiyo, la "Roccia d'oro", a circa 180 km (4 ore di strada). Pranzo in ristorante locale.
Per coprire l’ultima parte del percorso si devono utilizzare dei camion adibiti al trasporto dei pellegrini che dalla base del monte permettono di raggiungere la sommità, non essendo consentito il transito ai veicoli privati.
Cena e pernottamento in hotel in cima al monte o a metà strada (dipende dall’albergo confermato).
Il monte Kyaiktiyo, la "Roccia d’oro”, è tra i più importanti luoghi di pellegrinaggio buddhista della Birmania, su cui è presente un grosso masso coperto di sfoglie d’oro, situato prodigiosamente in equilibrio sul bordo di una roccia.
Sulla cima del masso è adagiata una piccola pagoda dorata che contiene una reliquia del Buddha. Un luogo particolarmente mistico e carico di una atmosfera particolare, dovuta alla presenza di moltissimi pellegrini.
Discesa dal monte e in circa due ore arrivo ad Hpa-an, sistemazione in hotel e pranzo. Nel pomeriggio, visita di Hpa-an, che si conclude con una sorprendente crociera al tramonto sul fiume Thanlyin. Cena e pernottamento in hotel.
L’incredibile panorama dei monti calcarei che sorgono dall’acqua a Hpa-an offrono una vista affascinante e singolare.
Al tramonto, al suono del gong, migliaia di pipistrelli escono da una grotta si assisterà all’evento direttamente della barca sul fiume: un’occasione unica per gli appassionati di fotografia.
Mattina dedicata alla visita dei dintorni e di un’altra interessante grotta nelle campagne di Hpa-an; incontro con la socievole e vivace etnia degli Kayin.
Pranzo presso un ristorante locale e partenza per Yangon; sosta a Bago per visitare l’antica pagoda Shwemandaw.
Cena e pernottamento in hotel a Yangon.
I Kayin sono la seconda etnia più grande del Paese. Si dividono in Kayin delle montagne e delle valli. Differiscono sia nella lingua che nell’aspetto somatico. Sono animisti, buddhisti e cristiani e hanno la loro particolare lingua, cultura e letteratura.
Vivono principalmente di agricoltura: risaie, coltivazioni di sesamo, tabacco, noccioline, gomma. L‘affascinante Monte Zwe Kabin è il simbolo dello stato Kayin.
A Bago, importante centro culturale e religioso, si può visitare Shwemandaw, detta la grande pagoda d’oro, antica di 1000 anni, ritenuta da molti una delle più sacre della Birmania.
A seconda dell’orario di partenza del volo intercontinentale si avranno ancora alcune ore a disposizione per proseguire la visita della città con i suoi mercati tradizionali e l’interessante Chinatown. A seguire trasferimento in aeroporto e partenza.
La grande Shwedagon Pagoda è la più venerata di tutta la Birmania. Simbolo della città di Yangon, domina da ogni angolazione e prospettiva e rappresenta un vero e proprio “gioiello” buddhista.
La cupola centrale è impressionante: uno stupa alto 98 metri interamente ricoperto da lamine d’oro, la cui sommità (la corona) è impreziosita da migliaia di pietre preziose (circa 7.000!), tra diamanti, rubini e zaffiri, mentre in cima svetta un diamante da 76 carati.
Ci si trova davanti a un esempio di bellezza disarmante, la cui struttura architettonica è caratterizzata dai tipici mattoni birmani, ai quali sono state fissate le lamine d’oro grazie a una particolare tecnica di rivettatura (giunzioni senza perforazioni). Il risultato è un trionfo di arte e spiritualità che non lascia indifferenti.
Uno stupa (dal sanscrito stupa) è un monumento buddhista, originario del subcontinente indiano, la cui funzione principale è quella di conservare reliquie.
La pagoda presenta quattro ingressi, come vuole la tradizione, ognuno adornato da una coppia di enormi statue rappresentanti i Chinthe, le figure mitologiche del buddismo (leoni con caratteristiche umane), tipici protettori dei templi. Da ogni porta si accede alla piattaforma principale attraverso delle scale, dalla quale si erge lo stupa più imponente, oltre che a centinaia di altri piccoli stupa, reliquiari, tempietti e moltissime sculture.
Per accedere è richiesto un abbigliamento sobrio, con pantaloni o gonna sotto il ginocchio e maniche fino ai gomiti, ed è obbligatorio togliersi le scarpe.
La Shwedagon è la pagoda più sacra per i birmani e secondo la tradizione contiene alcune tra le reliquie più importanti del buddismo, quelle appartenute a quattro dei cinque Buddha storici vissuti nell’eone attuale (l’attuale ciclo cosmico tipico della tradizione buddista), tra cui otto capelli del Gautama Buddha.
Oltre all’impressionante architettura della Shwedagon, è la vita brulicante che si svolge al suo interno e nelle vicinanze a colpire in particolar modo: migliaia di pellegrini (che diventano decine di migliaia nei giorni di festa e durante le celebrazioni) affollano la struttura, molti dei quali occupati nel cammino rituale, quello che procedendo in senso orario fa il periplo dell’immenso stupa.
A parte la visita alla pagoda vera e propria, per gli appassionati di shopping è importante sapere che nelle immediate vicinanze delle entrate si formano veri e propri mercatini dove si vende di tutto, di più.
Ma il momento più emozionante di questo posto, arriva al crepuscolo: basta sedersi e osservare con occhio discreto le scene di vita quotidiana. È un’esperienza affascinante per iniziare a comprendere le antichissime tradizioni e la profonda spiritualità che pervade ogni singolo aspetto della vita locale. Ci si immerge in un’atmosfera suggestiva, che accompagnerà tutto il viaggio in Myanmar.
Nel frattempo, la pagoda è diventata incandescente, grazie agli ultimi raggi di sole...
Nella regione di Mandalay, nel cuore del Myanmar, si estende una piana di circa 40 kmq, punteggiata da oltre 2.500 tra pagode, stupa e monumenti buddisti. Una spettacolare concentrazione di siti religiosi che incanta il visitatore con la sua atmosfera di grande spiritualità e devozione, che filtra dai luoghi e dai gesti delle migliaia di pellegrini che ogni giorno vengono qui.
Le costruzioni risalgono al periodo tra il IX e il XIII secolo, quando Bagan era la capitale del Regno di Pagan, il primo capace di unificare tutte queste terre in un unico Stato. La descrizione di Tiziano Terzani coglie perfettamente l'essenza di questo affascinante e mistico territorio, che sembra ancora immerso in una dimensione senza tempo:
"Ci sono viste al mondo dinanzi alle quali uno si sente fiero di appartenere alla razza umana. Bagan all'alba è una di queste. Nell'immensa pianura, segnata soltanto dal baluginare argenteo del grande fiume Irrawadi, le sagome chiare di centinaia di pagode affiorano lentamente dal buio e dalla nebbia: eleganti, leggere; ognuna come un delicato inno a Buddha. Dall'alto del tempio di Ananda si sentono i galli cantare, i cavalli scalpicciare sulle strade ancora sterrate. È come se una qualche magia avesse fermato questa valle nell'attimo passato della sua grandezza." Tiziano Terzani, In Asia
I templi sopravvissuti al trascorrere del tempo si presentano con forme e dimensioni varie e con un diverso stato di conservazione, ma in tutti quanti è custodita almeno un'immagine del Buddha.
La piana è suddivisa in tre centri principali: Old Bagan, dove si concentrano i templi più famosi, New Bagan e Nyaung U, dove accanto a templi minori si trova l'imponente Shwezigon Pagoda.
Tra i tanti edifici spiccano per interesse:
Ananda Patho, il tempio più sacro e venerato di Bagan che si distingue per la sua particolare cima a forma di pannocchia alta 52 metri.
Shwesandaw Pagoda, ribattezzata "Pagoda del tramonto" e simbolo della città, che con la sua forma piramidale offre una delle migliori - e più affollate - viste sull'intera piana.
Dhammayangyi Patho, un massiccio edificio di mattoni rossi visibile da quasi tutti i templi di Bagan.
Sulamani Patho, immerso in una campagna verdissima, è uno dei templi più belli e meglio conservati di tutta la zona.
Ma tanti altri templi, più o meno maestosi, si trovano disseminati nella pianura in attesa soltanto di essere ammirati!
Se si vuole apprezzare al massimo lo splendido scenario che la piana regala, i momenti migliori sono l'alba e il tramonto, quando i primi e gli ultimi raggi del sole si riflettono sugli edifici rossastri e dorati, illuminandoli e donando a tutta l'area un'atmosfera suggestiva.
Rispetto al classico sito archeologico, la grande particolarità di Bagan è che qui si mescolano alla storia e alla tradizione tante scene di vita quotidiana, spesso realtà rurali che contribuiscono ad aumentare la magia del luogo.
Il fascino di Monywa è l’autenticità, che la rende una destinazione fuori dai classici circuiti turistici (pur offrendo molti luoghi affascinanti), dove è ancora possibile - rispetto ad altre località più frequentate - conoscere la cultura locale e le tradizioni ancora non contaminate dal turismo, in un ambiente rimasto intatto. Si trova a circa 140 km a nord di Mandalay, sulla riva orientale del fiume Chindwin.
La prima grande attrazione è l’enorme Thambuddhe Pagoda, famosa per la sua architettura, con oltre 500.000 statue di Buddha e pitture murali; di recente costruzione, ma non per questo meno suggestiva. Si visitano poi le due grandi statue del Buddha, la Lay Kyun Sakkya, la cui costruzione iniziò nel 1995, alta quasi 150 metri! Strabiliante anche la statua del Buddha reclinato, lunga 111 metri.
Non si può lasciare Monywa senza prima essere stati in quello che viene ritenuto tra i siti rupestri più rilevanti al mondo, Pho Win Taung, ancora poco conosciuto e ancora con scavi archeologici in corso; nella parte visitabile sono già visibili ben 947 grotte tra piccole e grandi, le “caverne dello sciamano”, decorate con statue e bellissime pitture murali. Un luogo mistico, in cui la guida è fondamentale.
Mandalay è la seconda città birmana per numero di abitanti e ne è considerata la capitale culturale, racchiusa da mura, dove si trovano templi, monasteri, vasti parchi e il Palazzo Reale. Conosciuta anticamente come la "città d'oro", oggi rappresenta ancora la culla della cultura e della spiritualità della Birmania, custodendo un immenso patrimonio artistico che, fortunatamente, nemmeno i pesanti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale hanno potuto cancellare.
La prima tappa durante la vostra visita non può non iniziare da Mandalay Hill, la collina dalla cui cima, raggiungibile tramite una scalinata a spirale, potrete abbracciare con lo sguardo l'intera città, ammirando un susseguirsi di pagode dorate e bianche e il corso del fiume Irrawaddy.
Ricordatevi che vi trovate in un luogo sacro dove, come narra la leggenda, il Buddha predisse la nascita di una grande città, una profezia che fu poi realizzata nel 1857 dal re Mindon (Mandalay fu capitale del Regno birmano fino all'occupazione britannica del 1885).
Impossibile menzionare tutte le bellezze architettoniche della città: dai resti del Palazzo Reale al silenzio assoluto nel monastero del Palazzo d'Oro, il Shwenandaw Kyaung, costruito interamente in legno teak; dal tempio di Mahamuni, al cui interno è conservata una tra le più venerate statue del Buddha seduto, alla Kuthodaw Pagoda, dove si trova il libro più grande del mondo.
Sì, perché qui sono custoditi tutti i 15 libri che formano il Tripitaka (il canone buddista); sono incisi su 738 tavole di marmo poste ognuna all'interno di piccole stupe bianche che circondano la stupa dorata, la più grande.
Ogni lastra è un metro di larghezza e un metro e mezzo di altezza, e spesso 13 centimetri e ci sono 738 lastre in totale.
Mandalay è molto più di un insieme di pagode e monasteri. È anche la città degli antichi mestieri, con le sue numerose botteghe artigiane dove, dalle abili mani di artisti locali, prendono forma dei veri e propri gioielli, come le sculture in legno e in pietra.
Per i curiosi di altre culture, o gli appassionati di acquisti etnici, ci sono anche i mercati lungo l'86a strada che, con i loro colori, suoni e profumi, rappresentano uno spaccato della vita locale. Tra i tanti, vale la pena fare un salto al Mercato della Giada per fare dei veri affari, soprattutto se si ha un po' di dimestichezza.
l mercato all'ingrosso apre tutti i giorni alle 2.00 del mattino e viene invaso da compratori cinesi che acquistano la giada a sacchi.
E infine, a Mandalay, c'è la sua gente che, con ospitalità e gentilezza infinite, è in grado di trasformare il viaggio in un'esperienza davvero unica, anche solo attraverso un inconfondibile e meraviglioso sorriso, che sarà il ricordo più bello da riportare a casa.
Questa cittadina si affaccia sulle rive del Lago Taungthaman, a circa 11 km a sud di Mandalay. Venne fondata nel 1783 e il suo nome significa "Città dell'Immortalità", una definizione che contrasta con la breve durata della sua nomina a capitale del Myanmar. Oggi è conosciuta in quanto centro per la tessitura della seta e del cotone, con i quali vengono realizzati i colorati e pregiati abiti cerimoniali tradizionali, i longyi.
La maggiore attrazione del luogo è senza dubbio il ponte pedonale U-Bein che, con i suoi 1200 metri di lunghezza, vanta il primato di essere il ponte più lungo in legno teak che sia mai stato realizzato al mondo. Collega la città ad alcuni villaggi in periferia.
Struttura a parte, quello che lo rende davvero interessante è il ruolo centrale che svolge nella vita della comunità locale: a ogni ora del giorno è attraversato da pescatori e contadini, che portano sulle spalle delle ceste attaccate alle estremità di un bastone, o monaci che spingono a mano le biciclette verso casa.
Il momento migliore per visitare il ponte - soprattutto per gli appassionati di fotografia - è al tramonto, quando tutto sembra fermarsi per salutare gli ultimi raggi del sole. Il ponte conduce anche alla Kyauktawu Pagoda, che merita senz'altro una visita.
I punti d'attrazione sembrano non finire mai, c'è sempre qualcosa di interessante a richiamare l'attenzione, come il monastero di Bagaya Kyaung, costruito in legno, e il monastero Mahagandayon, dove è consentito ai visitatori assistere ai rituali di vita quotidiani dei più di 700 monaci che vi risiedono, come al momento del pranzo quando, alle 10 e 30 in punto, centinaia di monaci aspettano in fila il proprio pasto, in rigoroso silenzio.Mingun, insieme ad Amarapura, è una delle quattro antiche capitali del Myanmar che merita di essere visitata. Sorge sulla sponda ovest del fiume Irrawaddi e si può raggiungere in barca da Mandalay, con una navigazione di circa 45 minuti che già da sola vale il viaggio.
È proprio durante queste lente traversate lungo il fiume che si possono contemplare alcuni tra i panorami più belli e fare gli incontri più autentici con la popolazione locale, che vive nei paraggi o che comunque trae dal fiume la propria fonte di sostentamento.
Prima di arrivare a Mingun, la prima cosa che sembrerà di scorgere da lontano è una grande collina dai ripidi fianchi, ma a mano a mano avvicinandosi, si realizza che si tratta dell'imponente (e stravagante) Mingun Paya, la grande pagoda incompiuta scavata nella roccia.
Fortemente voluta dal re Bodawpaya, la struttura avrebbe dovuto essere la pagoda più grande mai realizzata, raggiungendo i 150 metri di altezza. L'opera non fu però mai ultimata e venne in seguito danneggiata dal terremoto del 1938, come testimoniano le profonde spaccature visibili sulla facciata.
Ciò che rimane dell'originaria costruzione è comunque ancora oggi impressionante. Per accedervi si deve percorrere, rigorosamente a piedi scalzi, il sentiero sconnesso che porta fino alla sommità dalla quale si domina tutta la pianura sottostante.
Accanto alla Mingun Paya si trova la bianchissima Hsinbyume Paya, con il suo stile originale e molto diverso dalla maggior parte delle pagode del Myanmar.
L'insolita architettura è costituita da sette terrazze concentriche e ondulate, rappresentanti le sette catene montuose intorno al Monte Meru (la montagna al centro dell'universo buddhista), e da nicchie al cui interno sono raffigurati cinque mostri mitologici. Lo stupa si trova in cima a una scalinata che conduce all?ultima terrazza, da cui si gode una magnifica vista sulle colline circostanti.
Il terzo elemento rappresentativo di Mingun è un'altra reliquia della megalomania del re Bodawpaya: la campana sospesa, la più grande e funzionante esistente al mondo, realizzata in bronzo e pesante più di 90 tonnellate. Ci si può trascorrere qualche minuto ad ascoltarne il suono, persino dal suo vano interno!
Circondato dalle montagne, a un'altitudine di 900 metri, il Lago Inle racchiude in sé un microcosmo fatto di villaggi su palafitte, di orti galleggianti e di vivaci mercati: uno spaccato di cultura locale che lo rende una delle tappe più affascinanti durante il viaggio in Myanmar.
Si tratta del secondo maggior lago di acqua dolce del paese e il modo migliore per visitarlo è con una gita su motolance che, partendo da Nyaung Shwe, consente di esplorare tutta l'area.
Tra le tante le peculiarità che si possono ammirare, ci sono orti galleggianti, fertili isole sull'acqua che restano ancorate al fondo grazie a pali di bambù e dove si coltivano frutta e ortaggi; caratteristici mercatini itineranti, che si tengono in diverse località a seconda del giorno; le antiche pagode, tra cui la grande Phaung Daw Oo; le piccole botteghe artigianali, i laboratori tessili e le fabbriche di sigari.
Un mondo a parte, puro e autentico, costituito di legno e bambù, che mostra l'essenza di un popolo birmano ancora lontano dalla modernità e proprio per questo, affascinante.
La vera attrazione del luogo, infatti, è costituita dalla gente, il popolo Intha (letteralmente "i figli del lago"), che anima questo specchio d'acqua dolce attorno al quale ruota tutta la sua vita: bambini che si lavano tra schizzi e risate, donne che fanno il bucato, contadini carichi di merci diretti in paese e i pescatori con le tradizionali ceste di reti a forma di cono e il loro curioso modo di remare servendosi della gamba.
La cosa più normale che possa accadere qui è provare una pace e una tranquillità assolute.Sulla riva occidentale del Lago Inle, a poco più di mezz'ora di navigazione, si raggiunge il remoto villaggio di Indein, un luogo affascinante e misterioso, il cui nome significa "lago poco profondo". Un angolo di Birmania completamente immerso in un pittoresco contesto paesaggistico.
Si tratta di un sito senza tempo, ancora poco conosciuto, in cui sono conservate numerose pagode antiche, dalle forme e dimensioni più varie, che avvolgono il villaggio in un'atmosfera spirituale, come la stupenda pagoda di Shwe Indein o gli innumerevoli stupa raggruppati nel Nyaung Oak.
La pagoda di Shwe Indein fa parte di un complesso di centinaia di antichi stupa, situato in cima a una collina da cui si può ammirare una splendida vista sul lago e su tutta la valle (per stupa di intendono edifici sacri che contengono reliquie relative alla religione buddista).
Una miriade di strutture risalenti ai secoli XVII e XVIII che vale la pena visitare, in quanto perfette combinazioni di storia, architetture complesse e natura, che riportano il viaggiatore a una dimensione fiabesca. Al centro di Shwe Indein si trova il santuario che ospita un'immagine dorata del Buddha nella caratteristica posizione di meditazione a mani giunte.
Impossibile conoscere il numero degli stupa presenti nel tempio, anche se se ne stimano oltre 1.600. Di molti restano solo le fondamenta, mentre altri sono stati letteralmente inghiottiti dalla vegetazione; alcuni sono stati ristrutturati, mentre altri sono talmente diroccati, tanto da perdere addirittura la punta a forma del tipico "ombrello".
Più tempo si trascorre nei pressi del villaggio, più si ha la sensazione che il tempo lineare collassi. Sembreranno infiniti attimi in cui ci si perde a osservare assorti la vita dei locali: madri che lavano i bambini nel lago, pescatori che maneggiano enormi reti a cono, remando con un piede, come equilibristi al circo?
Il villaggio di Inthein ospita il mercato più grande e vivace di Inle, che si tiene ogni cinque giorni e dove gli abitanti Intha si recano indossando gli abiti tradizionali.
Dietro al villaggio, c'è Nyaung Oak, l'altro insieme di pagode, che presenta un diverso stato di conservazione, con strutture decorate da sculture di creature mitiche, i devas (celesti) e i chinthe (leoni mitici).Una visita alle grotte di Pindaya avvicina il visitatore al forte senso di spiritualità che contraddistingue tutto il popolo del Myanmar.
Pindaya è un piccolo centro agricolo nello stato di Shan, circondato dal rosso della terra argillosa, il giallo delle coltivazioni di sesamo e il verde delle varie colture dei campi. È famosa per il suo complesso di grotte e gallerie naturali affacciate sul Lago Inle.
Delle tre grotte presenti, la più importante è la Shew Oo Min, in cui sono custodite migliaia di statue di Buddha che, nel corso dei secoli, sono state portate dai fedeli buddisti di tutto il mondo.
Si può accedere da una lunga scalinata di 200 gradini costruita sul ripido fianco della montagna, opzione scelta ormai da pochi, vista l?esistenza di un comodo ascensore che conduce fino all'ingresso.
Non appena si entra, l'occhio è rapito da questa moltitudine di statue di Buddha che ricopre il pavimento e le pareti della grotta: grandi e piccole, di bronzo o laccate d'oro, di marmo o teak, accatastate le une sulle altre; alcune statue sono ricoperte da lamine dorate, attaccate come omaggio dai fedeli che ogni anno si recano qui in pellegrinaggio.
Fino a oggi se ne contano più di 8.000 e il numero è destinato ad aumentare grazie alle continue donazioni che arrivano da ogni parte del mondo. Ci si può anche divertire a individuare quelle provenienti dal proprio paese, leggendo sulla targa di ciascuna statuetta il nome del donatore.
Più appartata, si trova la piccola grotta della meditazione, un luogo di preghiera con all'interno un tappeto colorato e qualche statua di Buddha, a cui si accede percorrendo a carponi uno stretto cunicolo.
Non lontano dal Lago Inle, si trova il villaggio di Loikaw conosciuto per ospitare la tribù dei Padaung, famosa per l'usanza delle donne di indossare numerosi anelli intorno al collo.
Per via del loro collo apparentemente allungato, sono state soprannominate "donne giraffa". In realtà, si tratta di un effetto dovuto al peso di questi anelli di ottone, che provoca un progressivo abbassamento delle spalle e del torace.
Si tratta di una libera scelta, una volontà espressa dalle stesse donne sin dall'infanzia, che anno dopo anno le porta a indossare uno, dieci, cinquanta anelli. A noi occidentali le ragioni di una tale usanza può sembrare incomprensibile, considerando anche solo il peso del collare e l'inevitabile difficoltà nello svolgimento delle normali attività quotidiane, ma in questa cultura resta una pratica ben radicata.
Molto probabilmente, oggi gli anelli sono simboli di bellezza e di identificazione, mentre un tempo si diceva fosse un modo per proteggersi dagli attacchi di tigri e di altri animali feroci.
Indipendentemente dalla motivazione che si cela dietro questa singolare tradizione, l'invito è sempre a visitare questi luoghi con grande rispetto e attenzione verso la storia e la cultura della tribù che li abita, evitando di trasformare le donne Padaung in fenomeni da baraccone.Che si creda o meno ai miracoli, la Golden Rock - o Roccia d'oro - è uno di quegli spettacoli che merita senza dubbio una visita. È un enorme masso di granito in bilico su una montagna, situato nello stato di Mon, e da più di 2.500 anni sembra sfidare le leggi di gravità, reggendosi in un equilibrio precario.
Secondo la leggenda, nel XI secolo il re Tissa ricevette in dono un capello di Buddha da un vecchio eremita in cambio della costruzione di una pagoda sopra un sasso che somigliasse alla sua testa. E così venne costruita Kyaikthyo, che significa "la pagoda nata dalla testa dell'eremita" e accanto fu posta una roccia, che grazie al capello di Buddha resta come sospesa nel vuoto, senza scivolare giù.
Si spiega così questo "miracolo", che ogni anno attira migliaia di fedeli buddisti che, nella speranza di una buona sorte, omaggiano la pietra sacra, attaccandovi una lamina d'oro. Ecco perché la roccia oggi appare completamente dorata, ed ecco spiegato anche come mai il momento migliore per ammirarla al tramonto, quando i raggi del sole si riflettono sulla superficie, facendola risplendere ancora di più?.
A poche ore dal confine tra Birmania e Thailandia, si raggiunge Hpa-an, una cittadina sorprendente, situata sulle rive del fiume Salouen e capitale dello stato del Kayin.
Il suo maggior fascino risiede in quello che la circonda: montagne calcaree e falesie, con grotte naturali ricche di templi e spazi sacri, migliaia di statue sulle pareti e abitata da molti pipistrelli.
Una delle grotte più visitate è la Saddan Cave, dove all’ingresso si trovano una piccola pagoda dorata e una statua del Buddha reclinato, mentre tra le pagode più scenografiche figura la Kyauk Ka Lat (il cui nome si pronuncia come “chocolate”), costruita su una roccia in mezzo a un lago artificiale.
Il monte Zwegabin, 725 metri di altezza, è la montagna più sacra dello stato Kayin e si può scalare percorrendo una scalinata, che porta conduce a un giardino con più di 1000 statue di Buddha.
Hpa-an è dotata anche di un mercato particolarmente vivace e caratteristico, dove vale la pena fare una sosta. Si trova proprio di fronte alla moschea.
Bago - conosciuta anche come Pegu - è una cittadina a circa 80 km a nord-est di Yangon, nota più che altro per affascinanti siti sacri e per i resti dell’antico palazzo reale (fu capitale della Birmania meridionale). Un vero e proprio museo a cielo aperto, che con innumerevoli monasteri e pagode è l'ideale per immergersi nel misticismo birmano.
Durante una visita la prima tappa è lo Shwethalyaung Buddha, alto 16 metri e largo 55. Nonostante sia stato fatto costruire nel X secolo da un re mon, venne scoperto solo alla fine del XIX secolo, in quanto la giunga lo aveva “inghiottito”.
Si prosegue con la Shwemawdaw pagoda, simbolo della città, una vera e propria piramide d’oro alta 114 metri (15 m più alta della Shwedagon Pagoda di Yangon), costruita secondo la leggenda da due fratelli per conservare due capelli di Buddha nel 500 a.C.
Il Palazzo d’oro (Kanbawzathadi) fu la residenza di Bayinnaung, uno dei più grandi sovrani della storia birmana. L’ originale, costruito nel 1556, consisteva in 76 appartamenti e sale. Fu bruciato nel 1599, ricostruito all'inizio degli Anni '90.
Sotto il profilo climatico, il periodo migliore per visitare il Myanmar è la stagione secca che va da ottobre ad aprile, con i mesi da Novembre a Marzo che registrano temperature medie e un tasso di umidità ancora non troppo elevato per un paese del Sud-Est Asiatico.
A partire dalla seconda metà di Aprile fino alla fine
di Maggio, invece, pur essendo le prime piogge ancora scarse e
prevalentemente a carattere di rovescio temporalesco isolato, le
temperature e il tasso di umidità aumentano rendendo spesso faticose le
visite (che si consiglia di pianificare nelle prime ore della giornata o
nel tardo pomeriggio). La stagione delle piogge inizia
solitamente dalla fine di Maggio e si estende fino ai primi giorni di
Ottobre, con precipitazioni molto più intense lungo la fascia costiera e
la parte meridionale del paese.
Il Myanmar è però sostanzialmente un paese visitabile durante tutto l'arco dell'anno,
con esclusione delle aree tribali più remote che con le forti piogge
sono difficilmente accessibili per via delle cattive condizioni delle
strade e la fascia costiera, molto piovosa, dove la maggior parte dei
resort chiude durante la stagione delle piogge.
Se i mesi
migliori per un viaggio in Myanmar sono quelli invernali, gli altri mesi
dell'anno sono comunque interessanti per diverse ragioni:
Gennaio è uno dei mesi migliori per visitare il Myanmar, le temperature non sono ancora molto elevate come nei mesi di aprile e maggio, il clima è secco con un tasso di umidità accettabile per un paese del Sud-Est Asiatico. Nonostante le piogge molto scarse, il livello di acqua nei fiumi è solitamente ancora alto da consentire la navigazione sia delle navi da crociera sia dei battelli locali. Il periodo secco consente anche di muoversi con relativa semplicità nelle aree tribali che durante la stagione delle piogge sono praticamente inaccessibili per il pessimo stato delle strade. Gennaio è anche un mese perfetto per alcuni giorni di mare lungo le belle spiagge di Ngapali o nell’Arcipelago delle Mergui situato lungo la costa meridionale del paese. Essendo un periodo di altissima stagione, si consiglia di prenotare con un largo anticipo.
A Gennaio (durante la settimana del plenilunio) si festeggia il Festival di Ananda a Bagan, un evento affascinante che richiama migliaia di pellegrini presso il famoso tempio di Ananda dove, in aggiunta alle immancabili e interessanti cerimonie religiose, si possono osservare numerose performance artistiche come i Zats (danze tradizionali intervallate da momenti recitati), gli Anyeints (performance teatrali, spesso a carattere satirico nei quali il mito si mescola alla cronaca), musiche, danze tipiche e si proiettano in sale improvvisate all’aperto i film più popolari.
A cavallo dei mesi di gennaio e febbraio si festeggia anche il Festival di Htamane per celebrare l’inizio della stagione dei raccolti. Un evento molto sentito in tutto il Myanmar durante il quale tutte le case si produce il Htamane, una ricetta tradizionale a base di riso glutinoso, zenzero, polpa di cocco, frutta secca e sesamo, che viene tradizionalmente offerta ai monaci prima di essere condivisa con chiunque si trovi nelle vicinanze.
Sempre durante il mese di gennaio si festeggiano altri due importanti festival tribali (il capodanno Naga e il Festival di Manao) che richiamano numerosi gruppi etnici in un susseguirsi di celebrazioni rituali, danze e musiche. Ambedue questi eventi si svolgono nello stato di Kachin, all’estremo nord del paese, un’area purtroppo al momento poco accessibili ai turisti per effetto della repressione dei movimenti indipendentisti da parte del governo.
Anche Febbraio è uno dei mesi migliori per visitare il Myanmar con un clima secco e temperature ancora non troppo elevate anche se superiori a quelle di gennaio (piacevolmente temperate per chi desidera viaggiare nelle regioni montuose alla scoperta delle minoranze etniche). È importante prenotare con largo anticipo per trovare posto nei principali siti, molto frequentati durante questi mesi.
Il 20 Febbraio si festeggia la Giornata Nazionale del popolo Chin, a celebrare, dopo decenni di repressione da parte del regime militare, le tradizioni, la storia e la cultura di questo affascinante gruppo etnico. Un susseguirsi di musiche e danze tradizionali.
Nel mese di febbraio si svolge anche il tradizionale Festival presso la Pagoda di Mahamuni a Mandalay: migliaia di pellegrini rendono offerte al Buddha in un contesto di grandi festeggiamenti carichi di energia per un contatto diretto con la profonda cultura locale.
Marzo è ancora uno dei mesi ideali per viaggiare in Myanmar, le precipitazioni sono ancora molto rare e limitate a pochi rovesci temporaleschi, anche se l’umidità e le temperature tendono a salire rispetto ai mesi precedenti. Proprio per le temperature più elevate, si suggerisce di pianificare le visite evitando le ore più calde della giornata. Anche a marzo è consigliabile prenotare con un certo anticipo per via della grande affluenza di viaggiatori.
Marzo è anche un periodo ricco di eventi in Myanmar:
Aprile segna l’inizio dell’estate birmana con temperature elevate che possono raggiungere anche i 40° in alcune regioni. Le piogge sono ancora limitate e principalmente a carattere di rovescio pomeridiano o serale, ma l’umidità tipica del sud-est asiatico inizia a farsi sentire. Si consiglia vivamente di effettuare le visite evitando le ore centrali della giornata. Nonostante le temperature meno piacevoli dei mesi precedenti e l’inizio delle piogge, aprile è un mese interessante per viaggiare in Myanmar perché, per via del capodanno Burmese, molti birmani viaggiano nel paese offrendo uno spaccato interessante attraverso un contatto più profondo con la cultura locale. Inoltre, è un mese meno frequentato dai turisti internazionali, garantendo un’esperienza più autentica anche se è comunque necessario prenotare con un certo anticipo per via dei numerosi locali che si spostano nel paese.
Aprile segna l’inizio del nuovo anno nel calendario lunare Burmese (17 Aprile); famoso anche come il festival dell’acqua: in tutto il paese ci sono festeggiamenti tradizionali nei quali si lancia dell’acqua, antico rituale di purificazione e buon auspicio, che diventa occasione di divertimento e socializzazione. I festeggiamenti durano diversi giorni offrendo ai viaggiatori una divertente esperienza a contatto con le tradizioni locali.
A Bago, l’antica capitale, si festeggia il Festival della Pagoda di Shwemawdaw che attrae tantissimi di pellegrini da tutto il paese per festeggiare la pagoda più alta della Birmania.
Le temperature nel mese maggio continuano a essere elevate fino alla seconda parte del mese, durante la quale l’intensificarsi delle prime piogge a carattere di rovescio inizia a mitigare il clima. Maggio è comunque un mese interessante per visitare il Myanmar visto il limitato afflusso di turisti che garantisce un’esperienza più profonda a contatto con la cultura locale e visto i prezzi degli hotel che sono più contenuti rispetto ai mesi invernali di alta stagione. Maggio è anche l’ultimo mese prima dell’inizio della stagione delle piogge più intense nel quale è piacevole e possibile passare qualche giorno lungo le belle spiagge di Ngapali o nell’Arcipelago delle Mergui.
A Maggio, come in tutti i paesi di tradizione Buddista, si festeggia la Nascita e l’illuminazione del Buddha (in altri paesi chiamato Wesak). Un evento in Myanmar principalmente a carattere spirituale nel quale la maggior parte degli abitanti si recano più volte presso i templi e le pagode per meditare e rendere omaggio al Buddha. È ancora viva la tradizione di portare dell’acqua ai piedi di alberi di Ficus a celebrare l’avvenuta illuminazione del Buddha avuta sotto il Ficus sacro di Bodhgaya in India. Un’esperienza affascinante per comprendere a pieno la profonda spiritualità che pervade ogni aspetto della vita dei birmani.
Un mese di transizione per viaggiare in Myanmar nel quale è difficile prevedere il meteo: le temperature di solito scendono rispetto ai due mesi precedenti e solitamente si segna l’inizio delle piogge ancora però di norma limitate in intensità e a carattere temporalesco. Un ottimo periodo perché molto poco frequentato dai viaggiatori stranieri e con buone tariffe alberghiere. Alcuni dei resort al mare iniziano a chiudere con l’arrivo della stagione delle piogge, chi desidera spendere qualche giornata di relax al mare dovrà quindi pensare alle belle spiagge delle isole del Golfo del Siam in Tailandia.
Nel mese di giugno in Myanmar si tiene il Festival di Thiho Shin a Pakkoku, un tipico festival Burmese nel quale la tradizionale spiritualità si fonde con le tradizioni locali in un’atmosfera di grande gioia con canti, danze e musiche tradizionali oltre gli immancabili mercati spontanei intorno ai templi.
Il mese di luglio segna solitamente l’entrata della stagione delle piogge in Myanmar che iniziano a colpire con intensità le regioni meridionali e le coste del paese. Le regioni centrali invece sono ancora colpite in modo marginale, consentendo comunque di visitare il paese, anche se le aree più remote sulle montagne iniziano a divenire difficilmente accessibili per le condizioni delle strade.
Insieme a settembre, sono i mesi ideali per la navigazione fluviale grazie al livello delle acque che inizia a crescere consentendo di raggiungere praticamente ogni luogo lungo i tanti corso d’acqua presenti nel paese.
Luglio segna anche l’inizio del Lent, il tradizionale mese nel quale i monaci non possono allontanarsi per più di un giorno dal proprio monastero; un mese dedicato in modo preferenziale agli insegnamenti e alla meditazione.
A Mandalay, a cavallo tra giungo e luglio, si svolge il Festival del “Cane Ball” (anche chiamato Chinlone), il tradizionale sport Birmano nel quale piccole squadre di massimo 6 persone si passano senza mai toccarla con le mani, una palla costruita in rattan con l’obiettivo di non farla mai cadere a terra. Durante il festival, numerose squadre si esibiscono nelle strade della città in un’atmosfera di grande festa.
Viaggiare in Myanmar ad agosto è comunque possibile a patto di essere preparati alle forti piogge che solitamente colpiscono tutto il paese. Le zone rurali e montuose più remote sono ancora largamente inaccessibili per via delle pessime condizioni delle strade. Per coloro che sapranno sfidare le piogge, agosto è un mese comunque affascinante per visitare il Myanmar grazie allo scarso numero di turisti internazionali e alla natura rigogliosa che segue le piogge creando giochi di luce, panorami incredibili e scenografie perfette per gli appassionati di fotografia. Alcuni luoghi, come la famosa Roccia d’Oro, sono leggermente meno interessanti poiché anche i pellegrini birmani che solitamente affollano i tanti templi e pagode durante gli altri mesi dell’anno sono meno numerosi per via delle piogge.
Ad agosto si svolgono due interessanti festival, rispettivamente a Mandalay e Amarapura, derivanti dalle antiche tradizioni animiste che da millenni si sono fuse nel rito buddista. I festival festeggiano i Nat, spiriti ancestrali solitamente associati alla natura che durante il festival i locali credono prendano possesso di alcuni individui prescelti, talvolta con fenomeni di trance. I festival richiamano migliaia di persone che vengono a rendere omaggio agli spiriti in un’atmosfera magica caratterizzata da spettacoli, danze e musiche tradizionali. Uno spaccato unico per comprendere a fondo il profondo tessuto etnografico della Birmania.
In Myanmar a settembre le piogge iniziano a ridursi in intensità, soprattutto nella seconda parte del mese, le temperature si abbassano sensibilmente e l’umidità inizia a diminuire. La seconda metà del mese è un periodo interessante per viaggiare in Myanmar in quanto i paesaggi sono resi ancora più affascinanti dalla natura rigogliosa e i pochi turisti presenti rendono il viaggio un’esperienza indimenticabile a stretto contatto con la cultura locale.
Le spiagge non sono ancora consigliabili, sia per le piogge residue sia perché molti dei resort aprono nuovamente a ottobre dopo il consueto stop nella stagione umida. La navigazione lungo i corsi d’acqua è al suo massimo e offre bellissime crociere. Le zone più remote sono ancora difficilmente accessibili ed è meglio concentrare l’itinerario sui luoghi più famosi come il classico circuito centrale del Myanmar (Mandalay - Bagan e Lago Inle). Settembre è ancora ottimo per il rapporto qualità/prezzo offerto dagli hotel in tutto il paese.
A cavallo tra i mesi di settembre e ottobre si svolgono alcuni interessanti festival:
Ottobre segna nuovamente l’inizio dell’alta stagione in Myanmar, il clima è più secco e le temperature sono piacevoli. Il paese inizia a essere nuovamente accessibile in ogni sua parte incluse le zone più remote e le spiagge. L’afflusso di turisti inizia nuovamente a salire quindi si consiglia di prenotare con un certo anticipo per evitare problemi legati alla disponibilità.
Un viaggio in Myanmar a ottobre significa anche poter partecipare ad alcuni interessanti festival come quello delle 9000 Luci di Kyaikhtiyo (la famosa Roccia d’Oro) nel quale i pellegrini locali portano migliaia di lanterne e candele sulla sommità della roccia offrendo uno spettacolo unico; a seconda del complesso calendario lunare birmano due altri importanti festival (quello della Pagoda di Manuha e quello di Phaung Daw) descritti nel mese di settembre talvolta vengono spostati a ottobre.
Nel mese di novembre, le ultime piogge a carattere temporalesco scompaiono lasciando un clima tra i migliori dell’anno con giornate dai cieli tersi, temperature mai troppo alte e un tasso di umidità più che accettabile per un paese del Sud-Est asiatico. Uno dei mesi migliori per viaggiare in Myanmar in quanto il clima è buono ma allo stesso tempo l’afflusso di viaggiatori stranieri non è ancora così alto come dei durante le festività Natalizie o i primi mesi dell’anno. Si consiglia comunque di prenotare con un certo anticipo perché il Myanmar, dopo la riapertura al turismo, coincisa con la fine del regime militare, è (a ragione) una delle mete più desiderate e popolari dell’Asia.
Anche novembre segna la presenza di alcuni importanti festival:
Dicembre, assieme a gennaio e febbraio, è uno dei mesi migliori in termini climatici per viaggiare in Myanmar: le temperature sono tra le più basse dell’anno e l’umidità ai suoi minimi. Un periodo perfetto per viaggiare in Myanmar anche se è necessario prenotare con molto anticipo visto l’altissimo afflusso di viaggiatori. Un periodo ottimo anche per chi desidera spendere alcune giornate lungo le belle spiagge di Ngapali o presso le isole paradisiache dell’arcipelago delle Mergui. Se possibile, si consiglia di evitare il periodo delle feste natalizie caratterizzate da un grandissimo afflusso di visitatori e da un aumento considerevole dei costi delle strutture alberghiere.
Chi decide di viaggiare in Myanmar nel mese di dicembre ha l‘opportunità di assistere a tre affascinanti festival:
Località | Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic |
Yangon | 18 - 32 5 | 19 - 34 2 | 22 - 35 6 | 24 - 36 16 | 25 - 33 296 | 24 - 30 564 | 24 - 30 576 | 24 - 30 623 | 24 - 31 378 | 25 - 32 204 | 22 - 31 62 | 19 - 31 7 |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Mandalay / Bagan | 13 - 29 4 | 17 - 32 2 | 20 - 36 1 | 24 - 37 36 | 26 - 37 138 | 26 - 34 123 | 26 - 34 74 | 25 - 33 130 | 25 - 33 156 | 24 - 32 176 | 20 - 30 38 | 15 - 28 6 |
Lago Inle | 23 - 8 5 | 25 - 10 4 | 27 - 14 6 | 30 - 18 47 | 28 - 18 148 | 27 - 18 198 | 25 - 18 209 | 25 - 18 269 | 25 - 18 248 | 24 - 17 151 | 24 - 13 58 | 22 - 9 10 |
Ngapali | 30 - 12 2 | 32 - 13 1 | 33 - 18 2 | 34 - 21 18 | 33 - 24 262 | 30 - 24 1080 | 29 - 22 1250 | 29 - 22 1300 | 30 - 23 520 | 32 - 23 189 | 32 - 20 61 | 31 - 14 8 |
Arcipelago delle Mergui | 32 - 21 6 | 32 - 22 44 | 33 - 23 51 | 34 - 24 114 | 32 - 23 420 | 30 - 23 768 | 29 - 23 718 | 29 - 23 856 | 30 - 24 452 | 30 - 23 268 | 32 - 22 81 | 32 - 21 12 |
Myitkyina (Regioni settentrionali) | 23 - 9 11 | 26 - 13 21 | 30 - 16 44 | 33 - 20 62 | 32 - 22 147 | 30 - 23 410 | 30 - 24 482 | 31 - 23 349 | 30 - 23 223 | 30 - 21 128 | 27 - 15 24 | 24 - 11 7 |
Passaporto/Visto:
Per i cittadini italiani è richiesto il passaporto con almeno 6 mesi di validità a partire dalla data d’ingresso nel Paese.
È necessario che il passaporto disponga
di almeno 1 pagina libera per l’applicazione del visto.
Il visto, obbligatorio, si ottiene presso l’ufficio
consolare dell’Ambasciata Birmana a Roma, compilando un modulo in duplice
copia, con 2 foto tessera e fotocopia della carta d’identità o della patente.
Ambasciata Birmana E-mail: meroma@tiscali.it
È
possibile richiedere il visto on line pagando con carta di credito e il costo è
di circa 50 euro.
http://www.myanmarevisa.gov.mm/.
Poiché il visto ha una validità di tre mesi, è consigliabile
farlo almeno un mese prima.
Fuso orario:
In linea di massima nei mesi da novembre a marzo,
quando in Italia è in vigore l’ora solare, il fuso orario del Myanmar è +5 ore
e mezza (cioè quando in Italia sono le 12:00, in Myanmar sono le 17:30); da aprile a ottobre, quando invece è in vigore l’ora legale, il fuso orario è +4
ore e mezza (cioè quando in Italia sono le 12:00, in Myanmar sono le 16:30).
Vaccinazioni e
precauzioni sanitarie:
Per entrare nel Paese non è richiesta alcuna
vaccinazione obbligatoria, a parte il caso in cui si entri arrivando da un paese a rischio
trasmissione febbre gialla.
Si consiglia di bere solamente acqua in bottiglia ed evitare
di consumare verdura fresca e frutta che non siano state ben lavate con acqua
potabile, e di utilizzare repellenti anti-zanzara sia durante il giorno sia
nelle ore serali e notturne.
Valuta:
La valuta nazionale è il Kyat (si pronuncia “ciat” MMK). Al cambio attuale 1 euro corrisponde a circa 1465,52 MMK.
La Birmania ha comunque un’economia
basata sul dollaro pertanto i pagamenti in dollari sono accettati ovunque. Gli
Euro vanno bene ma spesso non sono accettati per pagamenti diretti, devono
perciò essere convertiti in Kyats. Il cambio è ora più stabile ed è regolato
dalla banca centrale del Paese, è consigliabile comunque limitarlo al minimo visto
che è poco conveniente riconvertirli al momento della partenza. Attualmente è
possibile prelevare contanti in valuta locale a Yangon (massimo 300.000 Kyats a
volta) dalle ATM, con una tassa a transazione di 5000 kyats. In generale gli
uffici di cambio oggi sono aperti nelle principali località turistiche, nei
mercati, negli aeroporti e in alcuni hotel a Yangon, Bagan, Mandalay e Inle.
Le carte di credito autorizzate sono Master
Card, Visa, Visa Electron, Maestro, Cirrus e sempre più locali, hotel e negozi
accettano la carta di credito, con tasse da 3 a 4 %.
In Birmania può comunque essere
ancora problematico l’utilizzo di carte di credito. È quindi necessario
portare contanti in dollari Usa o Euro.
Le banconote devono essere “nuove” (quelle
vecchie o rovinate, scritte, o anche sporche in Birmania non sono accettate).
Abbigliamento
consigliato:
Si consiglia un abbigliamento casual
con abiti pratici e leggeri. Durante l’inverno (da dicembre a febbraio) fa piuttosto
freddo nelle prime ore del giorno e nelle ore serali, anche nelle località
balneari, è dunque necessario portarsi una giacca e/o felpa.
La Birmania è un Paese molto
tradizionale: non sono graditi shorts e canottiere. Nei templi e nelle pagode è
obbligatorio andare a piedi nudi (senza calze), può essere pertanto utile
portare un paio di sandali visto che bisogna toglierseli spesso, ed avere un
abbigliamento discreto. Altrettanto utili sono un cappello, gli occhiali da
sole, costume da bagno e crema solare.
Elettricità:
La corrente elettrica è 220/230 Volt. Si consiglia di portare
un adattatore universale.
Telefono:
Il prefisso internazionale è 0095, +95.
La rete telefonica locale è obsoleta e spesso i collegamenti
sono difficoltosi. Dalla fine del 2014 è stato attivato il GSM
International Roaming, tuttavia il sistema non è ancora perfettamente
funzionante e resta difficoltoso l’utilizzo della propria sim card. I costi poi
sono spesso elevati, pertanto consigliamo di rivolgersi al proprio operatore
telefonico per avere maggiori informazioni.
È comunque possibile utilizzare il cellulare con sim card
acquistate in Myanmar.
È facile trovare internet caffè in tutto il paese e nelle
strutture ricettive. La connessione però è di solito molto lenta e poco
affidabile.
Lingua:
La
lingua principale è il Birmano. L'inglese è ampiamente parlato e capito.
A
livello regionale sono parlati moltissimi dialetti e lingue tribali, dato che
ogni etnia utilizza il proprio idioma.
Comportamenti raccomandati:
La generosità, specialmente in Asia,
è considerata una virtù, e per i buddhisti un'occasione per guadagnarsi meriti
per una migliore incarnazione nella prossima vita. Dare offerte nei monasteri o
mance agli autisti, alle guide, ai camerieri è considerata una regola naturale
di comportamento ed è quindi attesa.
È bene ricordare che non solo ci si
trova in Oriente, ma in una delle parti del mondo che più ha conservato intatte
le proprie tradizioni.
Per la cultura locale ogni forma di esternazione di
sentimenti, negativi o positivi che siano, è considerata estremamente volgare e
maleducata. È considerato offensivo toccare la testa delle persone, così come
puntare con i piedi per indicare persone o case o templi. Le donne non possono
toccare i monaci, stargli accanto o sedersi in posti davanti o in posizione più
elevata rispetto a dove siede il monaco.
Religione:
Il
Myanmar è un Paese multi-religioso, circa
l’80% della popolazione è di religione buddhista
mentre il restante 20%; è diviso tra la
religione cristiana e quella musulmana ed esistono ancora diversi gruppi etnici con culti animisti a credenze locali.
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Da molti definita come la più affascinante città del Sud-Est Asiatico, Yangon stupisce il viaggiatore con la sua contaminazione tra il recente passato coloniale e la profonda cultura locale, strettamente associata alla tradizione del Buddismo Theravada, quella dominante in questa area asiatica e nell'Asia meridionale.
La città fu fondata nella seconda metà del XVIII secolo ed è stata la capitale del paese, fino ai primi anni duemila, prima che il regime militare Birmano la trasferisse a Naypyidaw, un anonimo insediamento costruito dal nulla, qualche centinaio di chilometri più a nord.
Yangon, con quasi 6 milioni di abitanti, rimane in ogni caso la principale città e il più importante snodo commerciale del paese. Un concentrato di cultura, tradizioni locali e patrimonio storico, ancora ben presenti in un tessuto sociale destinato a uno sviluppo accelerato del futuro.
Qui convivono da sempre - e serenamente - diversi gruppi etnici birmani con le nutrite comunità cinesi e indiane, che con l'eredità coloniale britannica formano un caleidoscopio culturale unico.
Le donne e i bambini si spalmano sul viso la Thanakha, una pasta cosmetica gialla che profuma, protegge e decora, il cui impiego risale a oltre 2000 anni fa.
Se i suoi principali monumenti come l'imponente Shwedagon Pagoda o l'enorme Buddha Reclinato valgono da soli una visita alla città, è soprattutto nel contatto profondo con la sua gente che Yangon offre il meglio di sé: perdersi passeggiando tra i grandi viali alberati, nei tanti mercati, nella miriade di piccoli templi e pagode; passeggiare lungo Strand Road, circondati da edifici in stile vittoriano; proseguire immergendosi nella colorata atmosfera del quartiere cinese; trascorrere del tempo nelle strade, cogliendo ogni piccolo affascinante aspetto della vita comune, circondati dal colore cremisi delle tuniche dei monaci e immersi negli immancabili profumi di fiori e riso.
Questa è l'autentica attrazione di Yangon. Un mosaico di culture pronto a sorprendere e a emozionare, passo dopo passo.
Anche attraverso la cucina: dallo street food a eleganti ristoranti in perfetto stile coloniale, passando per alcuni locali dove è possibile provare i migliori noodles del paese, si può compiere un sorprendente viaggio gastronomico, per sperimentare, muniti di una grande apertura, le affascinanti storie di vita e di cultura raccontate dal cibo.